GUANTANAMO/ DOPO SEI ANNI MILITANTE PUO' TELEFONARE ALLA FAMIGLIA
Un giudice ha ordinato all'esercito americano di permetterlo
postato 1 giorno fa da APCOM
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Guantanamo, 23 mag. (Ap) - Un giudice ha ordinato all'esercito americano di autorizzare un presunto militante di al-Qaida a telefonare alla sua famiglia in Sudan per preparare la sua difesa al processo per crimini di guerra a Guantanamo.
Il detenuto, Ibrahim al-Qosi, si lamentava di non aver avuto alcun contatto con l'esterno dal suo arrivo nella base militare americana nell'isola di Cuba, sei anni e mezzo or sono. Ha detto al giudice di aver bisogno di chiamare suo fratello in Sudan perchè gli trovasse un avvocato per difenderlo al processo.
Al-Qosi ieri sera ha potuto parlare per circa un'ora con la sua famiglia, ha riferito il comandante Pauline Storum, portavoce del centro di detenzione di Guantanamo. L'uomo, 47 anni, è accusato di aver esercitato le funzioni di contabile e tesoriere di al-Qaida durante gli anni 1990 quando la rete terrorista era presente in Sudan e in Afghanistan. Sarebbe poi stato una delle guardie del corpo di Osama bin Laden.
Se sarà riconosciuto colpevole di cospirazione e di sostegno materiale al terrorismo rischierà l'ergastolo.
Il dott. Bertola, di ritorno dal Sudan, racconta...
Canelli. Il dott. Pier Luigi Bertola, appena ritornato dal suo avventuroso viaggio umanitario in Sudan, ci ha fatto pervenire una simpatica relazione.
"Il viaggio del CISS (Cooperazione internazionale solidarietà sanitaria) cui ho partecipato con l'amico veterinario di Monastero Bormida Piero Sburlati, il fratello Gian Carlo è iniziato ad Alessandria d'Egitto. Dopo aver pagato un'ingente tassa doganale (circa 1500 dollari), sdoganato il furgone, accompagnati da un funzionario, via terra, abbiamo percorso i 1250 km, fino ad Assuan. Imponenti le piramidi di Giza. Lungo il Nilo, dove vive la maggior parte degli egiziani, si vedono carretti, trainati da magri asinelli, che trasportano qualche sacco di patate o di cipolle, sovente guidati da ragazzini che ci salutano con entusiasmo. Andando verso sud, le donne hanno quasi tutte il velo e gli uomini invece indossano il caffettano. La loro guida è caotica: quasi tutti sorpassano a destra e guidano contromano. Dopo Quena, il viaggio diviene quasi impossibile perché, avendo rifiutato la scorta del poliziotto, ad ogni posto di blocco veniamo fermati e ci viene richiesto un pagamento in denaro e lunghe procedure burocratiche. Luxor ci appare con i suoi suggestivi monumenti faraonici, immersi fra il verde delle palme. Particolarmente suggestivi i mercatini arabi con i loro profumi, i mille colori e i vestiti caratteristici e variopinti. E' sempre molto difficile scattare foto: più di una volta, siamo stati rimproverati dalla gente. Ad Assuan, dopo 9 ore di snervante attesa, riusciamo ad imbarcarci, ma senza il nostro furgone carico di materiale sanitario, che viene invece imbarcato sopra una chiatta che impiegherà 2 giorni a coprire i 300 km del lago Nasser sorto dalla diga di Assuan. Dopo oltre 19 ore di navigazione, non vi dico in che condizioni, arriviamo in Sudan. La prima cittadina, se così si può chiamare, Wadi Halfa ci accoglie con un'enorme distesa di sabbia di cui non si vede il termine. Comincia il grande deserto sudanese che ci accompagnerà per tutto il viaggio di andata. Mille km fino a Khartoum di cui 400 di piste con pericoli di insabbiamento e di perdita della direzione, ciò che è costato la vita a due viaggiatori. Le provviste di acqua cominciano a scarseggiare, ma non osiamo bere presso i pochi villaggi che incontriamo perché l'acqua ha un colore ed un odore strano. Di notte rimaniamo insabbiati e perdiamo la giusta direzione. La paura aumenta. Riprendiamo, all'alba, la ricerca della pista, sperando che sia quella giusta. In 24 ore abbiamo coperto i primi 400 km, i più impegnativi di tutto il viaggio. Quando intravediamo l'asfalto, anche noi gridiamo 'terraaa', ed il cuore si allarga! Alle 22 arriviamo a Khartoum dove, dai Salesiani, ci aspetta una buona doccia, un buon pasto e possiamo dormire, in letti normali, dopo aver riposato solo qualche ora al giorno. Nel scaricare il materiale presso un ospedale di Khartoum, ci accorgiamo che le medicine dell'armadietto sono scarse per cui, con i soldi che ci hanno dato alcuni amici, comperiamo una scorta di antibiotici che servirà a salvare qualche bambino dalle micidiali febbri intestinali che, in Italia, si curano con pochi sulfamidici, ma che, a queste latitudini, sono a rischio della vita!
Ringrazio la concessionaria Iveco di Asti del rag. Garelli coadiuvato dal rag. Bodriti che ci hanno fornito, gratuitamente, il furgone e la Messina linee di Genova nella persona di Roberto Merello per averci aiutato nel trasporto del furgone da Genova ad Alessandria d'Egitto e viceversa.
Chi volesse aiutarci all'acquisto di farmaci, potrebbe donare nella dichiarazione dei redditi il 5x1000 al numero di codice fiscale 91009530055 oppure mettersi in contatto con noi telefonando al numero 3463723950".
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